La Fatica - Definizione e caratteristiche
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Definizione:
Condizione temporanea caratterizzata da diminuito rendimento dell’organismo sottoposto a eccessivo lavoro e che si accompagna a modificazioni soggettive o oggettive che portano all’esaurimento di energie, substrati, prestazione.
Oltre alla definizione maggiormente utilizzata per descrivere la fatica, uno studio scientifico molto recente (2019) ci porta una visione da un punto di vista differente, fornendo alla fatica una “ruolo evoluzionistico” con la seguente definizione:
- La sua funzione è quella di causare la cessazione dell’esercizio in modo da proteggere l’organismo da una perturbazione potenzialmente pericolosa dell’equilibrio omeostatico.
Procedendo per gradi, osserviamo adesso quali sono le cause della fatica:
- Disidratazione e incremento della temperatura corporea
- Esaurimento della PCr (vedi articolo sul sistema anaerobico alattacido)
- Esaurimento del glucosio ematico
- Deplezione di glicogeno
- Tipo di fibre attivate
- Accumulo di acido lattico
- Aumento di [H+]
- Danno muscolare
- Fattori nervosi superiori (fatica “mentale”)
Disidratazione e incremento della temperatura del muscolo
Come possiamo osservare nella figura 1, man mano che la prestazione viene protratta nel tempo, la temperatura dei muscoli maggiormente coinvolti cresce in modo graduale. La fatica è correlata all’aumento della temperatura locale e/o globale soprattutto nel caso in cui la disciplina praticata non permette una riduzione della performance e un opportuno recupero.
Esaurimento di PCr
Nei precedenti articoli sui sistemi energetici abbiamo capito che l’energia per poter svolgere un compito ci viene fornita dall’ATP, a sua volta la disponibilità di ATP dipende da due fattori:
- Consumo effettivo di ATP
- Resintesi da PCr
Più il nostro organismo è in grado di smaltire i substrati in eccesso per produrre nuovo ATP, più potrà proseguire la prestazione fisica. Di conseguenza risulta evidente che un organismo non “allenato” adeguatamente andrà incontro a fatica prima.
Deplezione del glicogeno
Il glicogeno muscolare si misura in mmol/kg (si legge millimoli per kg) e, come possiamo osservare nella figura 2, l’esaurimento di questo substrato avviene in modo graduale man mano che la durata dell’esercizio aumenta.
Questo causa una sensazione di esaurimento muscolare a valori molto bassi di glicogeno e di conseguenza l’insorgenza esponenziale della fatica.
Un dato importante da osservare, conoscendo i substrati energetici di ciascun sistema energetico, è che l’esaurimento del glicogeno causa un esaurimento progressivo delle fibre muscolari per tipo di fibre, quindi in ordine accuseranno fatica prima le fibre FTb (fibre veloci b) e FTa (fibre veloci a), infine le fibre ST (slow twitch, lente).
Aumento di acido lattico e [H+]
L’aumento di acido lattico è dovuto a sua volta ai seguenti fattori:
- Accumulo di acido lattico dopo sforzi brevi e intensi che non viene smaltito e riutilizzato in un tempo adeguato;
- Sistema tampone degli H+ (HCO3-) ed equilibrio acido-base compromesso;
- pH musc. <6,8 con correlata inibizione della fosfofruttochinasi;
- pH musc. 6,4 e correlato blocco della glicogenolisi.
Fattori nervosi superiori – fatica mentale
Le caratteristiche della fatica mentale possono dividersi in due macro aspetti: da una parte i fattori nervosi superiori che ci permettono di osservare le modificazioni a livello del SNC (sistema nervoso centrale) e dall’altra parte gli aspetti psico-socio-emotivi che ruotano intorno al concetto stesso di fatica percepita e di volontà mentale di protrarre lo sforzo fisico.
I fattori nervosi superiori prevedono un controllo centrale del reclutamento, secondo cui avverrebbe un arresto degli stessi ancora prima dell’esaurimento muscolare vero e proprio, come se fosse messo in atto un effetto protettivo da parte del SNC. Questa osservazione deriva da una serie di studi che indagarono sull’effetto dei neurotrasmettitori e che cercarono di capire se è corretto e/o sensato parlare di “recettori” della fatica centrale.
Il concetto di fatica centrale è stato sviluppato a partire dal 1987, da Newsholme et al., che trovarono una relazione tra affaticamento e concentrazione di serotonina (5-HT) nel cervello. Oltre alla 5-HT, sono stati presi in esame altri neurotrasmettitori, come la dopamina (DA) e la noradrenalina (NA); un aumento della concentrazione di DA determina un tempo di affaticamento più lungo e una maggiore potenza espressa nel ciclismo. Ma i risultati non sono costanti e dipendono dal protocollo svolto dal campione di ricerca. Effetti ergogenici di DA (e NA) sono evidenti nell’esercizio in ambiente caldo, facendo ipotizzare che questi neurotrasmettitori modifichino la percezione della fatica dovuta a ipertermia.
Altro aspetto importante è quello che indaga sul reclutamento delle unità motorie (UM) e sulle variazioni dell’eccitabilità dei neuroni. Infatti, l’attivazione ripetuta dei motoneuroni porta a una riduzione della loro eccitabilità. Se si cerca di mantenere costante la scarica dei motoneuroni per diversi minuti, altre UM sono progressivamente reclutate. Ciò richiede un segnale discendente più elevato per mantenere lo stesso output motorio. Le risposte muscolari alla stimolazione degli assoni cortico-spinali (CMEP) sono ridotte durante una contrazione massimale. Ciò suggerisce una ridotta eccitabilità dei motoneuroni, la quale di conseguenza causa un incremento della sensazione di fatica.
Gli aspetti psico-socio-emotivi che condizionano la fatica mentale sono:
- Stress psicologico della gara
- Concentrazione dell’atleta e/o della squadra
- Tensione emotiva
- Viaggi ed eventuale riduzione/peggioramento del sonno
- Andamento o risultato della gara (rabbia, euforia, adrenalina...
In questo articolo abbiamo visto quali sono le cause della fatica muscolare e centrale, nel prossimo articolo vedremo come è possibile comprendere e valutare il recupero post fatica.
Health, Strength and Conditioning by Dott. Alessio D’Amico
Work smart, work better.
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